12.41 di domenica mattina. Sono sveglia da nemmeno un'ora e dalla cucina proviene un nauseabondo odore di tartufo. Non che io non ami il tartufo, anzi... Ma il mio bioritmo in questo momento mi dice che è ora di colazione. Caffè, berrei litri di caffè. Questo è il prezzo che si paga quando si va a dormire a notte fonda e ci si sveglia prima di pranzo, con gli incubi notturni che ancora ti ronzano in testa. A dire il vero non mi sono nemmeno struccata e mi sento gli occhi come se fossero pieni di fumo. La verità è che non ho voglia di studiare, altrimenti avrei un valido motivo per aprire gli occhi e staccare il culo dalle lenzuola alle 8 del mattino. Le mie vacanze natalizie non sono state affatto grandiose come speravo. Ma riflettendoci, come avrei mai potuto sperare in una cosa simile? Ho realizzato che ogni volta che mi faccio delle aspettative finisco per rimanere delusa. E la delusione mi abbatte. Guardatemi adesso per esempio...paralizzata davanti al pc, color cadavere, circondata da una marea di cose che non aspettano altro che essere prese in considerazione. A tratti dimentico anche che giorno è. Allora la cosa migliore sarebbe riprendere il solito ritmo di sempre...o qualcosa di nuovo magari. Anno nuovo, vita nuova. Ci sto provando in tutti i modi, ma... Il risultato è che sono ancora la stronza di sempre. Qualcuno dev'essersi scordato di darmi in dono un po' di entusiasmo quando sono nata. Ma che dico...una volta ero una bomba ad orologeria. Adesso invece ho uno stile di vita molto simile a quello dei bradipi tridattili. E lo so che i veri cambiamenti partono da dentro. Solo che manca qualcosa....manca sempre qualcosa e allora mi butto giù. Magari se io fossi più...
Caffè e Paranoia.
domenica 9 gennaio 2011
sabato 1 gennaio 2011
Incurabile
E' il primo giorno del nuovo anno. Lo so che non è questo lo spirito giusto, lo so. Mi sto sforzando di pensare a qualcosa che non mi chiuda la gola e sento che a fine giornata avrò trovato del positivo. Intanto ti sogno, ti cerco e mi chiedo dove sei. Dove cazzo sei...Ogni volta che avrei bisogno di parlarti o solo di sapere che esisti. Se solo sapessi quanta fatica faccio a correrti dietro ogni notte, in ogni incubo, aggrappandomi più forte che posso alle nere pareti della mia mente. E ti chiamo, ti chiamo e non rispondi quasi mai, per poi esordire in una delle tue vaghe risposte. Mi sveglio e dentro non sento niente, se non qualcosa che mi graffia dal profondo. Vorrei che capissi. L'unico buon proposito che ho per il nuovo anno è recuperare la magia che ci univa. La verità è che pensavo ti stessi allontanando. Invece sono io ad essere distante, ogni minuto di più. Ci ho provato, ho provato a distaccarmi per sentire quanto potesse far male e ti assicuro che era devastante, anche solo guardarti. Ora sento che un po' mi odi per le parole che ho detto, o per quelle che non ho detto mai e avresti voluto sentire. Come potrei sistemare tutto questo? Come posso guarire le ferite che io stessa ti ho causato? Non me ne sono mai accorta, maledizione. E sento di aver perso qualcosa di irrecuperabile ormai, mi sento responsabile delle cose di cui mi lamentavo. Io una volta non ero così.
martedì 28 dicembre 2010
Camminare nel buio.
Non saprei nemmeno da dove cominciare. Capisco che magari non sia giusto servirsi della tastiera solo per liberare il dolore che si ha dentro. Mi rincresce così tanto sapere di offrire agli altri una parte negativa di me stessa. Ma non ho scelta, perché penso alla gente che sorride. Penso a lui che sorride. E muoio dentro per non riuscire neanche a sfiorare la felicità. Non c'è niente di più frustrante che stringere le mani di chi ti guarda soffrendo e non riuscire a dire nemmeno una parola, tanto ti manca il respiro. Tutto è così spaventoso. Sentirsi impotenti è spaventoso. Non poter colmare neanche un po' di quel vuoto è... spaventoso. Vorrei tornare indietro per sistemare qualcosa, o magari no, forse non avrei voglia di rivivere ogni momento. E allora mi alzo. Reagisco e penso che forse ho imparato ad apprezzare di più le cose che ho. Che magari da oggi non sarò più così cinica e spaventosamente fredda con le persone che incrociano il mio cammino. Ma è di questo che ho paura. Ho paura di continuare a sbagliare. Nessuno mi ha insegnato ad affrontare per la prima volta una situazione difficile. E adesso avverto il cambiamento sulla mia pelle. Mi sento crescere. Lo sento in modo devastante, allarmante. Quasi surreale. Vorrei vederti felice, almeno un giorno. Vorrei sentirmi al posto giusto, nel momento giusto e non avere così paura di perdere ogni cosa in questo momento. Sembra tutto così volubile.
mercoledì 28 luglio 2010
Pesante.
Mi sento come una scatola di sardine aperta e mai consumata. Quasi inutile. Un po' acida. Senza obiettivi. Spaventata, tanto spaventata dalla gente. Ma forse più da me stessa e dal pensiero di non arrivare. Dal pensiero di non essere amata e di non riuscire a farmi apprezzare. Per ogni singolo errore che commetto, per ogni parola di troppo che dico, per ogni emozione che non riesco a trattenere. Sbagliata. Se mi va di fare una cosa, se non mi va di farne un'altra. Sbagliata, come se chiedessi il sole, la luna e tutte le stelle. Quando chiedo solo un po' di attenzione, tutta per me. E di nuovo mi sento piccola ed impotente, un peso da sorreggere, un limite da superare, una catena da spezzare. Fuori luogo in ogni situazione, di troppo in ogni contesto, in colpa per cose che non ho mai fatto. E ti allontani.
lunedì 15 febbraio 2010
Assurda.
La tappa fondamentale della mia esistenza. Le riflessioni, le rivelazioni, i ricordi, le analisi, tutto torna. Obbligata ad essere ciò che non volevo davvero per anni. Le violenze psicologiche, i lavaggi del cervello, la negazione di qualsiasi forma di scelta, le accuse, la complicità, non mirate a farmi del male ma a trasformarmi nell'essere perfetto. Mi sono disperatamente abituata a tante di queste cose che le porto ancora in alto come se fossero la bandiera della mia vecchiaia precoce. Ma non posso accettare tutto. Non posso accettare di rinunciare a vivere i miei anni migliori per paura di sbagliare ogni volta. Credere in una falsa libertà, concedermi la scelta e ricattandomi allo stesso tempo è stata sempre la tecnica migliore. La mia tendenza a dare spiegazioni per qualsiasi cosa, trovare una giustificazione a tutto, evitare la vita. Sono un'Alice in catene privata del suo modo di vedere le cose, costretta a viaggiare con il pilota automatico, forzata a rispettare le convenzioni. Costantemente messa in guardia da tutto e da tutti nei modi più assurdi fino a convincermene. E' chiaro ciò che voglio. Ciò che non voglio essere. Questo abito non è della mia taglia, non è del mio colore preferito e ieri è stato l'ultimo giorno in cui l'ho indossato.
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